ALIMENTAZIONE (PRIMA E) DURANTE LA GRAVIDANZA

ALIMENTAZIONE (PRIMA E) DURANTE LA GRAVIDANZA

GRAVIDANZA, ALIMENTAZIONE CONSIGLIATA

L’alimentazione durante e prima la gravidanza rappresenta uno dei tasselli più importanti di questa situazione fisiologica.

La nostra alimentazione, l’ambiente circostante e le nostre interazioni con questi elementi possono modificare l’espressione genetica. L’epigenetica materna influisce sul feto principalmente attraverso l’espressione genica, con potenziali effetti anche sulle generazioni future. Il rischio per il feto di sviluppare malattie in età adulta è parzialmente determinato dallo stato nutrizionale dei genitori al momento del concepimento, dalla nutrizione della madre durante la gravidanza e dall’alimentazione del bambino nei primi anni di vita.

In questo articolo ci concentreremo in maniera particolare sull’influenza dell’alimentazione materna sulla salute del feto e della madre.

ALIMENTAZIONE PRIMA DELLA GRAVIDANZA

L’alimentazione durante la gravidanza è cruciale, ma è meno noto che una nutrizione adeguata è essenziale già al momento del concepimento.

Se una donna è in uno stato di malnutrizione o segue una dieta energeticamente restrittiva, il feto reagirà con una maggiore risposta insulinica al cibo e una ridotta crescita muscolare, inclusi cuore, reni e ossa.

Cosa succede se la dieta migliora durante l’infanzia?

Se la dieta migliora durante l’infanzia, il bambino nato malnutrito aumenterà di peso ad una velocità maggiore rispetto al normale, e si ritroverà ad avere un rischio maggiore di incorrere in patologie metaboliche come il diabete di tipo 2.

E’ importante tenere presente che il numero ridotto di cellule cardiache e di nefroni, dovuto alla malnutrizione materna durante lo sviluppo del feto nelle prime settimane, non si corregge mai del tutto, per cui il bambino sarà maggiormente predisposto da adulto a soffrire di ipertensione e insufficienza cardiaca.

Dopo la fecondazione, l’ovulo fecondato viene immerso nell’ambiente nutrizionale delle tube di Falloppio. Durante le prime 10 settimane di gestazione, il feto in via di sviluppo riceve nutrimento esclusivamente dal fluido prodotto dalle ghiandole dell’endometrio. Studi sui topi hanno dimostrato che non c’è afflusso di sangue materno per l’embrione fino a circa 10 settimane di gestazione, e il liquido presente nelle tube di Falloppio è simile a quello delle ghiandole endometriali.

Se ciò vi sembra un aspetto di poco conto, forse non siete a conoscenza del fatto che tutta la differenziazione degli organi avviene entro le 11 settimane di gestazione.

Alimentazione prima della gravidanza: Conclusione.

Per questo motivo, è fondamentale ottimizzare la nutrizione materna già prima del concepimento, preparando l’ambiente ideale per l’impianto e supportando lo sviluppo iniziale della placenta e del feto una volta avvenuta la fecondazione.

Detto ciò, l’eventuale malnutrizione per eccesso dovuta al consumo di cibi ad alto contenuto calorico, abitudini alimentari malsane e ad un ridotto introito di frutta e verdura, non crea di certo minori danni per il feto.

Il feto in via di sviluppo è infatti altamente responsivo all’ambiente in cui si trova e valuta la disponibilità di nutrimento in modo da adeguare il suo tasso di crescita.

Un ambiente intrauterino iperinsulinico, dovuto ad obesità, diabete gestazionale e/o a sindrome metabolica materna, induce il bambino a programmare un tasso di crescita superiore alla media, causando una serie di adattamenti sia a livello del tessuto adiposo che a livello dell’ipotalamo, predisponendolo all’obesità e a malattie metaboliche nell’età adulta.

GUADAGNO DI PESO IN GRAVIDANZA

Nella tabella, possiamo osservare le raccomandazioni generali per quanto riguarda i guadagni di peso durante la gravidanza.

Dieta a Isernia
Dietista e Nutrizionista Valentina Rossi

Per le donne diabetiche, è preferibile che l’aumento di peso rispetti o sia addirittura al d sotto del limite inferiore dell’intervallo raccomandato.

In genere, l’incremento di energia aggiuntivo necessario per sostenere un aumento ponderale appropriato è compreso tra 90 e 125 Kcal/die nel primo trimestre, tra 286 e 350 Kcal/die nel secondo e tra 466 e 500 Kcal/die nel terzo.

Pertanto, il famoso “sono incinta e devo mangiare per due” è assolutamente scorretto e in alcuni casi anche pericoloso. Piuttosto, l’aumento dell’apporto calorico sembrerebbe rientrare in un intervallo che va dal 10 al 25 % in più di quello abituale.

Dell’aumento di peso che la donna riscontra in gravidanza, circa il 40% è associato al feto e alla placenta, mentre il restante 60% è associato ai cambiamenti della madre. Statisticamente, le donne obese e/o in sovrappeso mettono alla luce neonati con un peso alla nascita più alto della media, e i bambini più pesanti tendono ad avere una massa grassa più elevata.

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ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA, APPORTO PROTEICO DELLA DIETA

Una dieta povera di proteine durante la gestazione diminuisce la secrezione di insulina nei ratti, mentre una dieta iperproteica induce cambiamenti nei geni associati al metabolismo energetico nel fegato in studi su animali.

L’assunzione raccomandata di proteine durante la gravidanza è di 1.1 g/Kg di peso corporeo al giorno, quindi leggermente maggiore di quella delle donne non in gravidanza.

ALIMENTAZIONE IN GRAVITANZA CARBOIDRATI E INDICE GLICEMICO

L’indice glicemico (IG) è stato proposto quasi 40 anni fa come parametro utile per classificare la capacità potenziale di alimenti contenenti carboidrati di aumentare la glicemia. Al di là dei numerosi limiti che tale parametro ha nel valutare la qualità di un alimento o la capacità di questo nel creare problematiche metaboliche, è importante chiarire che l’eventuale applicazione dell’IG alla dieta durante la gravidanza è molto più recente.

In effetti, almeno in teoria, la gravidanza è una condizione in cui l’IG può essere di particolare rilevanza poichè il glucosio materno è il principale substrato energetico per la crescita fetale e livelli elevati di glicemia nella madre sono ben noti per contribuire all’eccessiva crescita fetale.

Studi più recenti hanno però concluso che non vi sono prove sufficienti per raccomandare una dieta a basso IG durante una gravidanza normale.

Tuttavia, in caso di gravidanza complicata da diabete gestazionale, una dieta a basso IG potrebbe avere effettivamente dei benefici. Pare infatti che una dieta a basso IG in donne affette da diabete gestazionale possa dimezzare il bisogno di utilizzare l’insulina per ripristinare la fisiologia del metabolismo glucidico, non compromettendo in alcun modo la salute del feto.

In un altro studio, è stato però valutato come in donne con diabete gestazionale, una dieta a basso indice glicemico ed una tradizionale ricca in fibre abbiano prodotto esiti simili: ciò suggerisce che non è strettamente necessario seguire una dieta a basso IG, ma basta consumare alimenti più ricchi di carboidrati complessi e fibre.

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Pertanto, allo stato attuale, in assenza di ulteriori studi, non sembrerebbe necessario sostituire alle tradizionali prescrizioni dietetiche una dieta a basso indice glicemico, nemmeno in presenza di Diabete Gestazionale.

LIPIDI IN GRAVIDANZA

Anche se non esistono raccomandazioni specifiche riguardanti l’apporto lipidico in gravidanza, è ragionevole che le gestanti seguano le linee guida generali che suggeriscono di mantenere l’assunzione totale di grassi tra il 25 e il 35% delle calorie totali.

Le diete ad elevato contenuto lipidico in gravidanza hanno dimostrato di aumentare la resistenza insulinica; un’elevata assunzione di grassi saturi è invece associata allo sviluppo di disturbi del metabolismo glucidico in gravidanza e ad un aumentato rischio di diabete gestazionale.

Non possiamo però risolvere la questione semplicemente limitando il contenuto totale di grassi, poichè questi hanno innanzitutto un ruolo essenziale nella determinazione dell’appetibilità della dieta, e poi essi sono necessari, oltre che per numerosi funzioni ormonali, anche per l’assorbimento delle vitamine liposolubile, il cui fabbisogno in gravidanza è aumentato.

ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA: L’ INTEGRAZIONE

FERRO

Le riserve materne di ferro al momento del concepimento sono un forte predittore dello stato di ferro materno e del rischio di carenza di questo e anemia in gravidanza. Ci sono alcuni dati che dimostrano che nelle popolazione con un’elevata prevalenza di anemia, vi è un aumento del peso alla nascita dei bambini che seguono la supplementazione di ferro.

Non c’è dubbio che le riserve di ferro siano importanti,, soprattutto per la salute materna più che per il feto: non vi sono prove solide di una riduzione di crescita fetale per carenza di ferro, ma l’emorragia in presenza di anemia è la causa di almeno il 20% delle morti materne in tutto il mondo.

Qualsiasi donna con carenza di ferro pre-esistente o con un rischio aumentato di sanguinamento grave a causa di particolari disturbi della coagulazione o di gravidanze a rischio, dovrebbe ovviamente ricorrere all’integrazione dello stesso.

ACIDO FOLICO

L’acido folico è un donatore di metili necessari per la sintesi di DNA e per la differenziazione cellulare,ed è tra i composti più studiati in ricerca scientifica sull’epigenetica e la nutrigenomica.

Per quanto riguarda le sue funzioni in gravidanza, esso è necessario per lo sviluppo del tubo neurale del feto, che si verifica entro il primo mese dopo il concepimento. Se il tubo neurale non si chiude completamente, un’apertura all’estremità inferiore del rachide provoca quella che è conosciuta come spina bifida.

Le linee guida consigliano alle donne in età potenziale per una gravidanza l’integrazione di 0.4 mg di acido folico al giorno, oltre la dieta, a causa della minore biodisponibilità negli alimenti.

Durante la gravidanza il fabbisogno aumenta fino a raggiungere i 0.6 mg/die e 0.5 mg/die durante l’allattamento.

IODIO

I fabbisogni di iodio durante la gravidanza sono aumentati a causa di un incremento del 50% della produzione di ormoni tiroidei materni. L’ormone stimolante la tiroide fetale non viene sintetizzato prima della fine del terzo trimestre, periodo in cui la tiroide fetale è in grado di utilizzare lo iodio per sintetizzare la iodotironina.

L’ormone tiroideo risulta indispensabile per un corretto sviluppo del feto e del bambino durante i primi anni di vita, sopratutto per le funzioni cognitive: lo scarso sviluppo neuronale del feto, dovuto a carenza di iodio durante la vita fetale, è infatti la principale causa di ritardo mentale prevenibile in tutto il mondo.

Molte donne sono confuse riguardo al ruolo della soia sulla funzionalità tiroidea, e non sanno se il consumo di soia durante la gravidanza possa creare problemi all’attività tiroidea ed essere di conseguenza dannoso per il feto. Effettivamente, l’assunzione di elevate quantità di soia può interferire, anche se solo in minima parte, con la produzione degli ormoni tiroidei, ma tale evenienza può essere risolta semplicemente con un’adeguata assunzione di iodio.

CALCIO

In genere, è documentata una perdita di circa il 3-4% della massa ossea da parte della madre durante l’allattamento, anche se tale perdita è corretta rapidamente nei mesi successivi allo svezzamento. Anche per questo motivo, le linee guida suggeriscono un aumento del fabbisogno di calcio per la madre, sia durante la gravidanza che durante l’allattamento.

C’è inoltre una revisione scientifica che ha concluso che la supplementazione di calcio in gravidanza riduce il rischio di pre-eclampsia e di altre patologie ipertensive tipiche del periodo gravidico.

VITAMINA D

Numerosi studi hanno documentato la presenza di livelli di vitamina D inferiori a 50 nmol/L nel 30-96% delle donne in gravidanza.

Esiste, in letteratura scientifica, una correlazione tra carenza di Vitamina D e insulino-resistenza; peraltro questa strada è ben studiata specialmente nel contesto di ricerca di interventi nutrizionali per migliorare la fertilità in donne affette da Sindrome dell’Ovaio Policistico. Alcuni studi riportano che la densità minerale ossea dello scheletro del feto è associata ad adeguati livelli di Vitamina D, ma è doveroso sottolineare i limiti di queste ricerche, soprattutto per il campione abbastanza esiguo su cui sono stati effettuati tali studi.

Il corpus di letteratura scientifica sugli effetti di una supplementazione di vitamina D in gravidanza è abbastanza ampio, e l’argomento è molto interessante, soprattutto in virtù delle recenti scoperte sulla moltitudine di funzioni che questa vitamina ha sul metabolismo umano, ma attualmente non ci sono studi abbastanza solidi che mostrano chiaramente differenze sulla salute materna e del feto dovuta ad eventuali differenze nei livelli di vitamina D.

E’ da tener presente che però, nel complesso, gli studi indicano che ci sono benefici nell’avere livelli di Vitamina D di almeno 50 nmol/L, e ciò implica che molte donne necessitano di un’integrazione, semplicemente per supplirne la carenza.

CONCLUSIONI

I requisiti nutrizionali durante la gravidanza e l’allattamento aumentano per ottimizzare sia l’adattamento materno al nuovo stato metabolico, che per garantire un adeguato sviluppo fetale. Vi sono peraltro prove in letteratura scientifica riguardo al fatto che migliorare la dieta materna non solo durante la gravidanza, ma anche prima del concepimento, riduce il rischio di problemi di salute sia per lei che per il feto.

Oltre alle evidenze su determinati fabbisogni relativi ai particolari nutrienti di cui abbiamo ampiamente parlato nell’articolo, si aggiungono poi le indicazioni dietetiche basate sul buon senso e sulle linee guida tradizionali per tutta la popolazione, ovvero, seguire diete bilanciate, ricche di frutta e verdura, di carboidrati di alta qualità ( alimenti integrali e legumi). Tra gli alimenti da ridurre o evitare ovviamente troviamo i cibi industriali ricchi di zuccheri aggiunti, la carne rossa e in particolare quella lavorata, e gli alimenti ricchi di acidi grassi saturi e/o trans.

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valentina.rossi91.dietista@gmail.com

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DIETA MIGLIORE PER DIMAGRIRE?

DIETA MIGLIORE PER DIMAGRIRE?

Migliore dieta per dimagrire, esiste?

Una delle domande che più spesso mi viene posta è “Qual è la dieta migliore per dimagrire?”.

E’ un po’ come chiedere “Qual è l’auto migliore?”

… DIPENDE!

La miglior macchina per una famiglia con bambini non sarà certamente la stessa per un uomo il cui unico scopo è quello di impressionare quante più donne possibili.

E lo stesso vale per la dieta. Il meglio può essere definito solo in relazione al contesto specifico. Ciò che è meglio per un principiante obeso non è lo stesso per un atleta o un bodybuilder magro. E ci sono molti altri fattori che vanno considerati per decidere se quel dato approccio dietetico può essere considerato il migliore in un dato contesto.

Oggi vorrei affrontare con voi alcuni dei fattori generali che andrebbero presi in considerazione per rendere una dieta realmente vincente.

DIETA PER DIMAGRIRE: GLI OBIETTIVI

In generale, uno degli obiettivi di una dieta dovrebbe essere la perdita di peso, ma questo è più concettualizzato come miglioramento della composizione corporea. Nella stragrande maggioranza dei casi, ciò significa massimizzare la perdita di grasso e mantenere o, in alcuni rari casi, aumentare la massa magra. Sì, ci sono casi in cui una perdita di massa magra è considerata accettabile, ad esempio negli stati più avanzati di obesità, ma, al di fuori di questo, l’obiettivo di una corretta dieta non dovrebbe essere semplicemente la perdita di peso, ma piuttosto la perdita di grasso.

Ovviamente una dieta non dovrebbe sacrificare la salute e questo significa garantire quantità sufficienti o almeno adeguate di tutti i nutrienti essenziali: ciò significa quantità sufficienti di proteine ​​alimentari, acidi grassi essenziali e vitamine / minerali (di solito ottenuti da frutta e / o verdura). Tutto il resto è, a rigor di termini, facoltativo, nel senso di essere nutrizionalmente richiesto. Ma qualsiasi dieta che non soddisfa almeno questi tre requisiti (proteine, EFA, micronutrienti), non è una buona dieta.

Quali sono i requisiti di una buona dieta per dimagrire?

In un mondo ideale, una buona dieta potrebbe smussare o almeno aiutare a controllare la fame. Questo è spesso più facile a dirlo, soprattutto nelle ultime fasi di un percorso dimagrante, ma qualsiasi dieta decente per la perdita di grasso dovrebbe almeno tentare di affrontare il problema della fame; ed è chiaro che alcuni modelli dietetici sono migliori di altri in questo senso.

Allo stesso modo, una dieta dovrebbe almeno corrispondere alle preferenze alimentari del soggetto; ovviamente ci deve essere qualche restrizione, altrimenti non sarebbe una dieta, ma aspettarsi che le persone mangino cibi che a loro non piacciono è generalmente la ricetta perfetta per il fallimento.

Per gli individui attivi vi è una preoccupazione aggiuntiva per il mantenimento delle prestazioni fisiche durante una dieta. Questo è ancora più importante per gli atleti. Essere in grado di mantenere una performance di alta qualità è importante per una serie di motivi e le diete possono modificare questa capacità; il tipo di esercizio che viene svolto ha anche un impatto su questo. Trovare un equilibrio tra dimagrimento e mantenimento delle prestazioni fisiche non è per nulla facile.

SE STAI CERCANDO LA DIETA GIUSTA PER TE

Infine, una dieta ideale per la perdita di grasso dovrebbe fornire almeno qualche possibilità di consentire al soggetto, una volta in mantenimento, di non riguadagnare tutto il peso e il grasso persi. Certamente questo non si riduce alla dieta stessa , ma è importante. La dieta per il dimagrimento non deve necessariamente essere identica all’approccio per il mantenimento , ma essere in grado di passare dalla dieta vera e propria al mantenimento senza enormi cambiamenti tende ad essere benefica; le abitudini alimentari stabilite durante la dieta stessa possono fungere da “base” per l’approccio di mantenimento.

In ogni caso, gli unici requisiti che a mio parere rendono una dieta non perfetta, ma sicuramente efficace, sono:

1) Lo squilibrio tra input e output energetico. Se non c’è deficit di energia, nessun grasso andrà perso.


2) Fornire i nutrienti essenziali: proteine, grassi essenziali e micronutrienti

Vorrei anche ricordare che la combinazione di dieta ed esercizio fisico tende ad essere superiore alla sola dieta. Molte persone hanno perso peso / grasso senza di esso, semplicemente generando un deficit dall’alimentazione, ma i benefici dell’attività fisica vanno ben oltre la mera perdita di peso.

Tutto il resto, quindi frequenza del pasto, schema del pasto, tutte le cose a cui le persone tendono ad aggrapparsi non sono essenziali; possono essere di certo utili, ma non è da questi fattori che dipende la buona riuscita di una dieta.

DIETA MIGLIORE PER DIMAGRIRE: ESISTE?

Tutte le diete, se rispettano i due fattori sopra citati, funzionano e anche bene.

Detto ciò, ci sono sicuramente alcuni fattori da considerare nella scelta di un approccio dietetico specifico, che cambieranno in base al tipo di soggetto e alle personali esigenze.

LA FAME

Diete differenti controllano la fame in misura migliore o minore.

Le proteine sono il fattore chiave per smorzare la fame, ma sembra esserci una differenza tra individui magri e obesi in base a quali ormoni hanno un impatto maggiore; poiché i diversi nutrienti influenzano gli ormoni della fame in modo diverso, per estensione ciò significa che gli obesi possono fare più facilmente diete differenti rispetto alle persone magre.

Data la tipica resistenza a leptina e insulina negli obesi, questo non è sorprendente. Ma c’è spesso una grande differenza individuale in tutto questo. Non è sempre correlato ai livelli di grasso corporeo, anche se tende a essere facilmente coinvolto a causa del prossimo fattore: la sensibilità all’insulina.

SENSIBILITA’ ALL’INSULINA

L’insulina svolge molti ruoli all’interno del nostro corpo e la sensibilità relativa alle sue funzioni ha un impatto su tutti questi aspetti. Soggetti con bassa sensibilità all’insulina spesso sovraproducono insulina, e ciò potrebbe essere l’ideale per abbinare la dieta a questo aspetto. Sfortunatamente, è difficile determinarlo al di fuori del laboratorio.

SE STAI CERCANDO LA DIETA GIUSTA PER TE

Certamente l’insorgenza di insulino-resistenza / sovre-secrezione di insulina è strettamente correlata all’obesità, ma questo non è universale; le persone magre possono essere resistenti all’insulina (geneticamente) e gli individui obesi possono avere una normale sensibilità all’insulina. Quindi non ci sono garanzie.

Alcune linee guida generali suggerisco quanto segue:

  • Se ti ritrovi ad avere sonnolenza o sbalzi di energia con un’elevata assunzione di carboidrati, questo tende ad essere indicativo di una scarsa sensibilità all’insulina o di un eccesso di rilascio di insulina e viceversa. Se ti senti energico con livelli di energia stabile a carboidrati più alti (o se provi una forte sensazione di sazietà) sei quasi sicuramente sensibile all’insulina (e probabilmente alla leptina).
  • Per le persone che praticano allenamento con i pesi, se ottengono un buon pump e pienezza muscolare dopo una maggiore assunzione di carboidrati, probabilmente hanno una buona sensibilità all’insulina; le persone che tendono a gonfiarsi spesso hanno una scarsa sensibilità all’insulina.

Sia chiaro, quanto sopra non è assolutamente una regola, ma solo un modo approssimativo per stimare la sensibilità o la resistenza all’insulina.

In linea generale, gli individui con una buona sensibilità all’insulina sembrano reagire meglio a diete ricche di carboidrati e viceversa; le persone con scarsa sensibilità all’insulina performano meglio con carboidrati bassi e grassi più alti, e in questo caso meglio è su tutta la linea: migliore soppressione della fame, livelli energetici più stabili, aderenza più semplice e, per questo motivo, spesso una maggiore perdita di grasso.

LIVELLI DI GRASSO CORPOREO

Naturalmente, i livelli di grasso corporeo hanno un impatto su molti fattori correlati a questo, come ad esempio la sensibilità all’insulina: generalmente questa peggiora con l’aumento dei livelli di grasso corporeo, ma, come detto in precedenza, questo non è universale.

Ancora più importante, gli individui con elevati livelli di grasso corporeo non perdono tanta massa magra in dieta e non devono preoccuparsi altrettanto del consumo totale di proteine ​​(ne richiedono anche meno); persone più snelle che cercano di diventare molto magre hanno invece un enorme problema con la perdita di massa magra.

C’è anche il problema del grasso corporeo ostinato e questo è particolarmente vero per il grasso localizzato nella parte inferiore del corpo, problema che affligge principalmente delle donne. La fisiologia specifica di quel grasso spesso richiede uno specifico approccio dietetico, formativo o integrativo, per mobilizzarlo e bruciarlo efficacemente. Gli uomini, in generale, non hanno bisogno di altrettante variazioni, anche se spesso traggono vantaggio da approcci leggermente diversi.

Dieta a Isernia
Dietista e Nutrizionista Valentina Rossi

ESERCIZIO FISICO

Ed infine c’è l’esercizio fisico, troppo spesso male interpretato o, ancora peggio, ignorato. Non può esserci una dieta per dimagrire senza un adeguato esercizio fisico.

Un principiante che inizia un programma di esercizi a basso livello o che svolge solo attività a bassa intensità ha requisiti molto diversi da un atleta magro che esegue un certo volume di esercizi ad alta intensità, e questo ha un impatto significativo sulla scelta alimentare (l’esercizio migliora anche la sensibilità all’insulina al di fuori dei livelli di grasso corporeo).

E la parte divertente è spesso che le considerazioni di cui sopra interagiscono o si contraddicono a vicenda. Un atleta coinvolto in un allenamento pesante che è geneticamente insulino-resistente può aver bisogno di avere carboidrati bassi a causa della sua condizione, ma ha anche bisogno di avere carboidrati più alti per supportare l’allenamento.

QUAL E’ QUINDI QUESTA FAMIGERATA DIETA PER DIMAGRIRE?

.. DIPENDE!

La dieta migliore è quella che più si adatta a voi.

Ciò però non deve prescindere dai due concetti basilari che rendono ogni dieta efficace: il deficit calorico e il giusto apporto di nutrienti essenziali.

Il resto dipenderà da tutte le sfumature che abbiamo visto in precedenza, e che dipendono principalmente dal soggetto in questione.

Ciò che renderà una dieta perfetta sarà semplicemente la sua affinità alle vostre caratteristiche. La dieta per dimagrire adatta a tutti, è un sogni che non si realizzerà mai. Siamo tutti diversi, e proprio per questo ogni dieta sarà differente, e funzionerà in maniera differente per ognuno di noi.

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