Nell’articolo di oggi voglio approfondire il tema della consapevolezza come punto chiave in un processo di cambiamento.
Cosa significa consapevolezza? Letteralmente, cognizione, presa di coscienza.
La consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un uno coerente.
Diventare consapevoli di quanto accaduto, di come siamo cambiati, di quale futuro ci sta davanti è un passo fondamentale nella direzione giusta. Chi è consapevole non subisce, ma può affrontare e rielaborare.
Ma c’è di più. Consapevolezze condivise rendono possibile un agire comune. Per chi evita o non riesce ad affrontare un percorso di consapevolezza, il terremoto rischia di trasformarsi in un passato che non passa.
Vi faccio un esempio pratico per spiegare meglio cosa intendo.

Capita spesso che alcuni pazienti, venendo al controllo mensile, arrivano scoraggiati portando, a loro dire, alcun “successo”: il peso non scende e non riescono a capirne il motivo.
Analizzando insieme la loro giornata, provo a capire quali sono i punti critici o quel qualcosa che ci sta sfuggendo: in questo lavoro, la parte psicologica è estremamente importante, e trovo essenziale dialogare e cercare di non fermarmi alle fredde apparenze, al semplice “forse questa dieta non è adatta a me.”
La maggior parte delle volte, riesco a tirar fuori la famigerata “confessione”, intrisa di senso di colpa, e quello che mi arriva di solito è una profonda presa di coscienza di quei comportamenti e pensieri che non permettono alle persone in questione di raggiungere i risultati voluti.
Quando capitano queste cose mi sento molto onorata: non è facile aprirsi davanti a un’altra persona, tanto meno se questa ha il camice bianco (sottolineo che io non lo porto, ma è per rendere meglio il concetto! ): ci si sente giudicati negativamente, non si può scappare e si è costretti a fare i conti con cose che non ci va di affrontare.
Quindi sono molto grata quando riesco nel mio intento di far esprimere ogni pensiero al mio paziente, indipendentemente dal mezzo con cui lo fa.
Andare da un nutrizionista non è mai solo questione di cibo, e “i grassi” non sono persone pigre senza forza di volontà: se pensassi questo avrei già cambiato mestiere da molto tempo!
Ho visto persone francamente obese raggiungere eccellenti risultati nel lavoro, terminare dolorosamente relazioni importanti, smettere di fumare…tutti processi che implicano parecchia forza di volontà.
C’è molto di più dietro, e molto spesso ha a che fare con il non sentirsi, il non avere coscienza di sè.
Vedo quotidianamente persone obese che sostengono di mangiare pochissimo: ovviamente a volte è il risultato del timore di venire giudicati, ma altrettanto spesso, approfondendo un po’ l’argomento, mi accorgo che queste persone non sono assolutamente consapevoli di quello che mangiano, sia in termini di quantità che di energia
Lo stesso discorso vale per gli incrementi di peso: ”dr.ssa ho preso 15 kg senza accorgermene”. Come è possibile non rendersi conto di aumentare 15 kg DURANTE il processo?
È possibile se non siamo abituati a sentire noi stessi.
Per cambiare qualcosa dobbiamo prima ACCETTARLO: accettare non significa condividere o che ci faccia piacere, ma prendere atto che quella cosa esiste.
Solo se accetto il mio sovrappeso (ossia ne prendo consapevolezza), posso cambiarlo. Ciò può non essere facile né automatico e alcune discipline ci possono venire in auto: lo yoga, la meditazione, la mindfulness o anche un semplice hobby che ci assorba totalmente (alla fine meditare è stare con sé stessi in modo autentico e profondo, e non è indispensabile essere asceti indiani per praticarlo, si può benissimo fare anche mentre si fa modellismo, ad esempio!)
La consapevolezza non è innata, quindi tutti abbiamo la possibilità di prendere coscienza di quello che siamo. Tutti possiamo trovare la nostra SCINTILLA, la nostra spinta al cambiamento. Abbattiamo i muri che ci siamo costruiti, prendiamo atto della nostra condizione e facciamo qualcosa per cambiarla.

Un altro tema importante, che riguarda in maniera più selettiva il seguire un piano alimentare, è la libertà:
finchè vedrò una dieta come uno schema rigido di privazioni e dolori non potrà mai funzionare.
Solo partendo dal responsabilizzarmi, ossia dal capire che io stesso, in piena autonomia, ho deciso di rivolgermi a un professionista e che ho la piena libertà di mangiare quello che voglio MA scelgo di consumare determinati alimenti, posso liberarmi da una prigione auto-imposta.
Questo concetto a prima vista può sembrare un sofisma, ma in realtà è un punto cruciale da capire se vogliamo vivere un percorso (di dimagrimento, terapeutico, di crescita personale) con gioia piuttosto che subirlo.
Prendendo consapevolezza del fatto che posso mangiare quello che voglio ma scelgo di mangiare un determinato cibo o consumare un certo pasto, prendo la respons-abilità (la capacità di rispondere adeguatamente) di quel percorso.
Focalizzandomi poi sugli aspetti positivi del percorso posso amplificare la possibilità di riuscire ad ottenere i risultati che voglio:
- Faccio qualcosa per me stesso
- Ho ben fisso l’obiettivo (meglio se con piccoli obiettivi intermedi)
- Digerisco meglio e non ho più il reflusso
- Non ho più il fiatone
- Dormo meglio e mi sento più energico
SONO RINFORZI POSITIVI molto più efficaci rispetto a
- Non potrò mai più mangiare…. (inserire cibo preferito)
- Perché devo stare a dieta?? Alla fine non ho fatto del male a nessuno
- Che vita è non poter uscire a cena 3 volte a settimana e mangiare sushi all you can eat??
- Non ho tempo per fare attività fisica (dove per attività fisica si intende anche qualche passeggiata o parcheggiare più lontano e fare commissioni a piedi)
Abbattete i muri che vi siete costruiti, prendete coscienza di chi siete e iniziate a combattere per chi volete diventare. La scintilla è lì vicino a voi. Sgranate gli occhi, scrollatevi di dosso le paure e vi assicuro che la troverete, proprio davanti a voi, pronta ad indicarvi la vostra via d’uscita.